lunedì 28 aprile 2014

IL FILO DI PERLE di Giuseppe Balsamo




“Allora è deciso! Mandiamo il Grimaldi!”
Sogghignava il commissario Ansaloni, pensando alla mia faccia quando mi avrebbe dato l'incarico. D'altra parte si trattava di un bel lavoro all'acqua di rose, giusto per mettere la pratica a posto. Quell'odioso anonimo, sicuramente il solito comunista, permettersi di di inviare un esposto anonimo sul Barone Montini, addirittura accusarlo di corruzione.
Il signor Questore sicuramente si era consultato col Podestà, assicurandolo che avrebbe scelto la persona giusta e che nulla sarebbe saltato fuori, semplicemente bisognava che le cose seguissero il loro corso, quello che che oggi si chiamerebbe “un atto dovuto”.
Il Commissario mi ripetè esattamente le parole del signor Questore:”Ispettore Grimaldi, dovete sentirvi onorato, è stata considerata la vostra educazione impeccabile, il vostro saperci fare, la vostra comprensione”. Il che voleva dire:”Siete un buono a nulla, cerchiamo di non perdere tempo con questa questione che abbiamo cose più importanti da fare, qui stiamo costruendo un Impero”.
Prima di congedarmi, il signor commissario mi squadrò da capo a piedi, poi leggermente imbronciato, calando gli occhialini sul naso:”E cambiatevi d'abito diamine, sembrate uno straccione, vi sembra il modo di presentarvi dai Baroni?” dicendo quest'ultima frase si alzò persino in piedi quasi fosse osservato dal Re in persona.
D'altra parte anche io mi passai le mani sul bavero della giacca perennemente sgualcita, nell'impossibile impresa di rassettarla.
“Bastardo e figlio di una cagna!”, ovviamente lo sussurrai appena fuori dall'ufficio del signor Commissario, il quale evidentemente mi aveva in così alta considerazione che non potevo certo prendermi il disturbo di elogiare le sue virtù.
Non che mi importasse più di tanto andare a fare quel lavoro che sapevo sarebbe stato inutile, un pro forma per mettere a tacere l'anonimo delatore, sicuramente un comunista!
La cosa peggiore, ne ebbi conferma non appena uscii fuori, restando abbagliato dai caldi raggi del sole di agosto, era la risalita in bicicletta della stradina arida e sassosa che conduceva al villone dei Montini.
Senza perdermi d'animo, scartando immediatamente l'idea di cambiarmi d'abito, consapevole che l'appuntamento con i Baroni era stato fissato dalle alte sfere, inforcai la bici e cominciai a pedalare.
Sentivo la camici inzupparsi sulla schiena, tanto che alla fine rinuncia all'ardita impresa, rassegnandomi a percorrere l'ultimo tratto di strada spingendo la bici, continuando a maledire nell'ordine: il signor Commissario, il signor Questore, i Baroni Montini fino alla loro settima generazione, l'impero ed infine l'anonimo delatore: sicuramente un Comunista!!
Giunto all'ingresso della villa, mi venne a a ricevere la Rosina, nel suo lindo vestitino azzurro, sembrava lei la baronessa. Impettita, col naso all'insù, riferì che mi avrebbe annunciato, sculettando verso la villa, lasciandomi a cuocere sotto il sole di agosto.
Il barone non c'era, mi avrebbe ricevuto la baronessa, nel salottino al piano di sopra:”E pulitevi le scarpe ispettore!”
Chinai il capo osservando i mocassini, questa volta non provai nemmeno a togliere lo strato bianco di polvere, pensando che almeno avrebbe un po' coperto i buchi.
Non avevo mai veduto prima la Baronesse, mi accolse in un piccolo salottino adiacente la camera da letto. La porta era aperta e si intravedeva il letto disfatto.
D'altra parte, nonostante l'ora non doveva certo essersi svegliata da molto. Nonostante fosse truccata, indossava una sottile vestaglia di seta color crema, che poco lasciava all'immaginazione.
Il caschetto di capelli color rame le dava un'aria algida e determinata. Nonostante fosse piena estate la pelle era color del latte, quasi diafana, tanto che il filo di perle che le impreziosiva il decoltè sembrava più scuro di quell'epidermide incontaminata.
Fumava una sigaretta, portando alle labbra rosse e sottili, un bocchino d'argento finemente lavorato.
“Sedetevi ispettore”
“No, preferisco restare in piedi se a voi non dispiace”
Fu lei a sedersi, accavallando le gambe e mostrando le cosce lisce e perfette. Fumava. Fumava e si divertiva , trovandomi evidentemente molto divertente.
Povero il signor Commissario, povero il signor Questore.
Evidentemente l'ispettore Grimaldi, cioè me medesimo, non ero persona così corretta, così educata, così (come diceva il signor Commissario?) ecco così accomodante.
Spiattellai alla signora Baronessa, tutto quello che sapevo. Tutto quello che non sapevo, ma anche tutto quello che avrei potuto sapere.
La cosa evidentemente non la divertiva più, nervosamente si alzò impettita, andando verso la finestra, accendendosi un'altra sigaretta, questa volta senza bocchino.
Fu il mio turno di divertirmi, perchè la mia mano impolverata andò dritta fra le sue cosce candide.
Fu solo un piccolo fremito, ma nessuna resistenza.
La scopai in piedi, da dietro.
Quando venne il suono dei suoi gemiti fu interrotto dal rumore di piccole palline che rotolavano per terra. Il rotolio di minuscole biglie preziose e bianche come i mari del sud, rotolarono per terra, sciogliendo il filo del piacere che venne fuori dalle sue labbra rosse e sottili.
Non contento la volli ancora, bovinamente approfittai delle sue terga, fu il momento del mio piacere che riversai in lei, accasciandomi sulla sua schiena.
La baronessa evidentemente gradì il prezzo da pagare, come si direbbe oggi :”un atto dovuto”. Così approfittammo del sua talamo disfatto, finchè entrambi non fummo sazi e reciprocamente consapevoli di ogni minuzioso particolare dell'epidermide altrui.
La lascia sdraiata, fumava.
Indossai il mio abito sgualcito, ormai inutile rassettarlo.
Pensai che il ritorno era tutto in discesa.
Riflettei su un supplemento di indagine che sia io che la Baronessa avremmo gradito, una sorta di “atto dovuto ecco”, chissà però che cosa ne avrebbero pensato nell'ordine: il signor Commissario, il signor Questore, il Barone Montini marito, l'impero ed infine l'anonimo delatore - sicuramente un Comunista!!

Nessun commento:

Posta un commento