domenica 13 aprile 2014

LEI AVEVA PREVISTO... LUI NON SAPEVA. di Sereno Notturno




Mora, occhi grandi, furba. Questi gli unici particolari che lui ricordava di quell'impatto, nemmeno cosa facesse in quel luogo e il perché di quell'evolversi.
Fatto sta che erano passati tantissimi anni ma era rimasto incastonato tra le verità dei ricordi, rimanendo lì, fermo per essere scoperchiato quando c'era aria di chiuso, come a dire “ non sono fatto per rimanere chiuso qui, ma per essere divulgato.”
Sempre tanto era il piacere di ricordare, forse anche per il fatto che si svolgeva in anni in cui i pruriti erano alle prime armi, e chi voleva giocare le sue carte sapeva mescolare il mazzo così bene che si rimaneva storditi all'idea. L'unica cosa che non ricordava bene era l'età della donna, forse cinque o sei anni più grande e, si sa, quando si ha diciassette anni sono tantissimi.
A quel tempo era solito svagarsi dalla giornata facendo la cosa che più gli riusciva bene, andare in palestra, ma non era di quelli fissati con i muscoli, voleva solo essere tonico di corpo e mente, alternando quello allo squash oppure alla sauna o la doccia solare, voleva in pratica viversi la palestra, in forte relax.
In quel periodo andavano molto i tornei di squash e si fermava spesso ad ammirare gli incontri. Lui veniva dal tennis agonistico e quello era il “lato mignon” del suo sport. Il tutto, dentro quell'ambiente, rendeva confortevole l'attesa.
Capitava spesse volte ad orari tranquilli, altre a due ore dalla chiusura, ciò dipendeva dal lavoro, ma avendo l'annuale per lui non risultava un problema l'orario e la frequenza.
Il giro era sempre quello, i soliti incontri, gente nuova che s'iscriveva, altri che lasciavano, receptionist che salutavano, alcune più simpatiche altre meno, ma lei, stranamente c'era sempre, un po' dietro al banco, in palestra o in ogni dove. Capì in seguito che era la ragazza di fiducia della titolare, colei che risolveva problemi laddove ce ne fosse bisogno; lo sguardo finiva sempre in quella direzione, lì dove c'era il suo riflesso, questo era dato dal fatto che lui più volte si era sentito quasi scrutato, reso mansueto nell'espressione ma scalpitante negli intenti.
“Scusa hai da cambiare diecimila lire per favore che dovrei prendere da bere alla macchinetta.”
Lei furbamente rispose:
“Non ho spicci, offro io, tanto sono sempre qua, come puoi vedere benissimo.”
Mostrava spesso questa sua eleganza nell'offrirsi partecipe di un'agiatezza
“Stai tranquillo” gli diceva, “Poi offrirai tu...”
C'era questo rapporto-complicità che per diverse volte andava bene ad entrambi, ma si sa la complicità attizza gli animi e i pensieri, e lei era un tipo sveglio che sapeva dar di conto, sapeva dirigere e sapeva organizzare... fin troppo pensò l'uomo un giorno.
Quel sabato era la vigilia di una festa, chissà quale, non aveva una grande importanza, ma la palestra chiudeva prima, l'uomo tirò tardi con gli attrezzi. Arrivato vicino al bancone si accorse che c'era pochissima gente, quasi nessuno, una voce lo sviò,
“ Siccome stiamo chiudendo abbiamo iniziato a pulire la palestra e le donne delle pulizie hanno pulito lo spogliatoio, hanno lasciato qui in ordine il vestiario. Dovresti andare nell'altro spogliatoio. Scusa ma abbiamo cercato di portarci avanti."
ovviamente all'uomo non cambiava decisamente tanto, quindi prese la sua roba ed entrò nello spogliatoio. Era più piccolo ma, come tutti i bagni delle donne, più pulito.
Preparò la sua roba e si avviò sotto la doccia. Era una delizia, dopo la fatica, sentire lo scroscio dell'acqua mescolato al profumo del doccia-schiuma. Si insaponò talmente tanto che quasi non sentiva e non vedeva, era un'estasi rimanere ad occhi chiusi immobile a goderne dei momenti.
Un fremito percorse il suo corpo, l'acqua diventò gelata, poi di nuovo calda e sentì due labbra calde inghiottire il suo sesso. Sobbalzò, aprì gli occhi e vide lei, ancora vestita, che, piegata sul suo uccello lo guardava dicendogli:
“Hai visto cosa sono in grado d'organizzare per rimanere sola con te?”
Fu un attimo e lei si spogliò. Un seno non troppo grande, un culo da paura e un sesso di quelli che rimane impossibile non sguainare un'asta di piacere. L'inguine era di una perfezione tale che ogni minimo pelo sembrava disegnato, in quel contorno che trovava stile nella mohicana.
Labbra accentuate e un chiaro segno di desiderio comparve tra loro.
“Leggi il desiderio tra la mia carne”
Questo era dettato dall'attesa in cui da tempo versava. Lui rimase sconvolto da ciò che gli appariva allo sguardo. Il liquido piacere di lei le rigava le cosce e per lui l'essere in erezione davanti a lei quasi non lo sconvolgeva, tanto era il desiderio di guardarla.
Poi lei si girò appoggiando le mani alla panca, e l'unica cosa che riuscì a dire fu
“Entrami.”
Lui l'assecondò mentre la mano di lei era già pronta a cambiarne la destinazione, in quel delirio di umori di cui era già intrisa. Una spinta decisa ma delicata ed una risposta altrettanto al limite del lecito, quando lei aprì con due mani le natiche per farlo scivolare. Sentivano entrambi il caldo delle carni e l'assoluto accordo dei sensi, arrivando all'unisono a contorcersi nelle pieghe aspre di un passaggio reso fluido dal puro godimento.
Erano in pura libertà in quel posto che vedeva passare una marea di gente ogni giorno. L'uomo la guardò in maniera diversa, quasi a cercare di capire come fosse, lei stese l'asciugamano sulla panca e i piedi sopra, lasciando scoperto il sesso ancora umido. Un invito al quale l'uomo non poteva sottrarsi. Arrivò veloce e deciso, con la sua lingua, a picchiettare quel clitoride martoriato di orgasmi, vigile al sentire e ingrossato dalla densa eccitazione costante.
Entrambi si buttarono sotto la doccia quasi avendo però paura di eliminare il ricordo, uno di fronte all'altro, minuziosamente, cercando di usare gli stessi spruzzi dell'acqua, quasi a condividerne il rumore sulla pelle, non pensando a cosa avrebbero fatto dopo, ma con la netta sensazione che si sarebbero cercati.
L'uomo ora è grande, e la donna con cinque anni di più ha fatto perdere le sue tracce, ma non il ricordo.

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