mercoledì 14 maggio 2014

LA MIA PASSIONE di Andrea Lagrein




Iniziò a diluviare. Tipico temporale estivo. Una vera benedizione per chi, come me, non poteva permettersi un bel condizionatore. Lasciai pertanto la finestra aperta e l'afa di quei giorni fu subito spazzata via.
Riempii nuovamente il mio boccale di birra fredda appena presa dal frigo e mi sedetti sul divano, di fianco a lei, che mi fissava divertita.
Era seduta accovacciata, con quel suo vestitino stampato da bancarella di mercato che, arricciandosi, arrivava fin quasi a far intravvedere il perizoma. La visione delle sue gambe era già di per sé sufficiente a farmi vibrare. Ma i suoi piedi, beh, erano tutto un altro discorso.
Strana storia la nostra. Non l'avrei mai notata se non fosse stata lei ad abbordarmi. Non che fosse brutta. Aveva un corpo niente male, a essere sinceri. Nulla di che, beninteso. Quello che proprio stonava era il viso, con quel naso aquilino fin troppo pronunciato e un volto banale, anonimo direi. No, sinceramente non l'avrei mai notata se non fosse stata lei ad abbordarmi.
Ero giù al pub di Vittorio. Le solite chiacchiere, i soliti volti noti.
"Ho letto il tuo libro, Lagrein!". Mi voltai a fissarla.
Giovanna era in piedi al mio fianco. Belle tette, ma per il resto......!
"Dunque?" domandai più per cortesia che per reale interesse. Si avvicinò.
"Dunque mi sono eccitata come non mai!" mi sussurrò furtiva.
Fu in quel modo che conobbi Gio. La sua sfrontatezza erotica mi colpì all'istante. Sorrisi divertito a quel commento.
"Prosit!" dissi sollevando il boccale di birra.
"C'è solo una cosa che mi incuriosisce". Il suo tono era decisamente malizioso.
"Se posso esserti d'aiuto....." feci in modo distratto, con noncuranza, mentre con gli occhi indugiavo lungo le sue gambe.
"Chissà se sei veramente bravo nella realtà come dici di essere nei tuoi racconti!". Scoppiò a ridere. Io invece rimasi interdetto. Gesù, ma questa tizia parla sul serio?
Scossi la testa. Il problema di quelli come me che non hanno il televisore in casa è come impiegare le serate. Non si possono passare unicamente a bere. E a leggere, dopo un pò, ci si stanca. Cosi si scende a patti con se stessi e, alle volte, anche un viso banale può divenire d'improvviso attraente!
"Va bene, bella signora, allora perché non mi metti alla prova?". Non che fossi interessato, ma volevo vedere fino a che punto si potesse spingere. Tanto, ne ero sicuro, avrebbe presto mollato il colpo. E invece.......
"Andiamo da te?" fu la sua semplice domanda. A quel punto non potei far altro che reggere il gioco, confidando evidentemente in Big Jack!
Il fatto poi che continuammo, saltuariamente, a vederci anche dopo quel primo incontro depose assolutamente sulla buona fede dei miei scritti. E comunque Gio fu assolutamente una sorpresa. Una delle migliori scopate della mia vita!
Dunque mi sedetti sul divano di fianco a lei. Tuoni e lampi e pioggia scrosciante. E il suo sorriso malizioso. Gio si spostò allungando le gambe verso di me, appoggiandole sulle mie ginocchia.
"Ti piacciono i miei nuovi sandali?" mi chiese sollevando un piede. Erano sandali davvero aggressivi. Tacco dodici e allacciatura alla caviglia che faceva ben risaltare la rosa rossa tatuata lungo la caviglia. Non seppi resistere a quella visione. Aveva dei piedi semplicemente fantastici!
Perversione? Lussuria? Immoralità? Il fatto è che non me ne è mai fregato un cazzo di tutte queste etichette. Per me è passione, piacere, sensualità, gioco appagante. E tanto mi bastava! E che si fottano tutti quelli che si castrano in nome di un'astrazione!
Le afferrai una caviglia e con una mano iniziai un lento e sensuale massaggio al piede. I suoi occhi tracimavano lussuria.
"E bravo il mio scrittore prediletto!" disse compiaciuta. "Mi piace quando ti dedichi a me".
Big Jack ebbe un fremito. Nonostante i jeans, lei se ne accorse immediatamente. In modo intenzionalmente distratto iniziò a sfregarlo con la suola della scarpa. Tanto bastò a mandarmi su di giri!
Portai il piede che stavo accarezzando alle labbra e iniziai a baciare, succhiare, leccare. Dio, quanto mi eccitai in quel gioco lussurioso. E a Gio piaceva, piaceva immensamente. La sentivo mugugnare, ansimare, sospirare. In fondo, ognuno calato nel proprio ruolo, ci sentivamo entrambi appagati ed eccitati.
Ho sempre considerato la donna un essere assolutamente straordinario. Bellezza, sensualità, intelligenza, acume, forza, erotismo, dolcezza, sensibilità, aggressività, debolezza. Il tutto racchiuso in un corpo a cui inchinarsi, a cui prostrarsi, a cui dedicarsi con tutto se stesso, che si tratti di una notte sola o di una vita intera. Essere ai piedi di una donna, era il massimo a cui potessi aspirare. E la cosa mi eccitava oltremodo!
Con i miei baci risalii fino alla caviglia, per poi ridiscendere nuovamente lungo il dorso del piede fino alle dita, quelle dita smaltate di rosso carminio. Le tolsi con frenesia i sandali e nuovamente ripresi con i miei baci roventi, infuocati, eccitati. Gio assecondò con lascivia la mia passione, iniziando a strofinare i suoi piedi su tutto il mio volto in carezze deliranti. Non so per quanto tempo andai avanti. Un minuto, un'ora, una vita intera?
Di certo, in quei baci e in quelle carezze, appagai totalmente la mia passione!

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