sabato 31 maggio 2014

RANDAGIO di Andrea Lagrein




Sky era un bastardo. Non so chi gli avesse affibbiato quel nome, però rendeva bene l'idea. Aveva due occhi azzurri come il cielo, un cielo freddo, un cielo d'acciaio. Perché lui era un bastardo, un meticcio, un incrocio di moltitudini di razze. Sky era un randagio, senza dimora, senza padrone. E io lo adoravo!
Non lo si vedeva per intere settimane. Poi, d'improvviso, eccolo spuntare, sempre guardingo, sempre all'erta. Non si seppe mai di chi fosse. Ma la cosa in fondo non aveva gran che importanza. Lui era il re incontrastato del quartiere, terrore dei bambini, fastidio per gli ambulanti nei giorni di mercato.
Sky sapeva sempre dove guadagnarsi del cibo. E quando non riusciva a rubarlo, eccolo far gli occhi dolci e lamentosi per elemosinare una pagnotta o un pezzetto di prosciutto. Dannato figlio di puttana! Riusciva sempre, in un modo o nell'altro, a cadere in piedi!
Non si faceva mai avvicinare, se non era lui a deciderlo. Ringhiava mostrando i denti e la gente girava alla larga, imprecando e maledicendo quella bestiaccia. Io ero uno dei pochi eletti a cui concedesse l'onore di una carezza. Forse, fissandoci negli occhi, ci eravamo riconosciuti come appartenenti alla stessa razza. Diseredati, falliti, randagi per l'appunto.
Quanto al sesso, poi, sapeva sempre il fatto suo. "Brutto bastardo!" sogghignai divertito. "Fotti di sfuggita, rubando piacere in clandestinità. E chi mai vorrebbe far accoppiare la propria cara cagnolina con un ramingo della tua specie?"
Un pomeriggio, mentre oziavo su una panchina di un parchetto della zona, lo vidi sfrecciare lungo il prato puntando una cagna che, ignara, scodinzolava beatamente. Udii la padrona urlare allarmata. Ma ormai era troppo tardi. Sky era piombato come un bandito sulla sua preda e si stava già godendo il proprio piacere. Sì, risi proprio di gusto nel vederlo fottere con brutalità quella signorina dal pedigree illibato!
Sky era fatto così. Non chiedeva. Prendeva! E in lui, io, mi ci rivedevo. Esuli senza fissa dimora, senza scopo né obiettivo, reietti della buona società, senza guinzagli nè collari, sempre a rischio di morir di fame ma con il cielo negli occhi. Sky era fatto così. Ed io uguale a lui!
Una sera di nubifragio estivo, mentre correvo a casa ormai zuppo e fradicio, lo vidi immobile sdraiato fra un cumulo di immondizie. Mi avvicinai cauto. Non si mosse. Mi bastò un occhiata per capire immediatamente. Mi sedetti vicino a lui, incurante degli scrosci che ci frustavano violenti. In certe occasioni, una mano amica vale più di ogni altra cosa.
Lui sollevò gli occhi per fissarmi. Gli sorrisi dolcemente. 
"E' finita, vecchio mio! Ti hanno conciato per le feste. E adesso è giunta la tua ora!"
Perdeva sangue da numerose ferite. Qualcuno del vicinato, evidentemente stanco delle sue scorribande, aveva deciso di porre fine al suo dominio. Forse dei bastoni, forse delle mazze, sicuramente calci e cinghiate, avevano piegato il mio indomito amico.
Nei suoi occhi vidi un ultimo lampo di comprensione. No, non ci sono funerali per tipi come noi. E nemmeno omelie o prediche strappa lacrime. Fottuto randagio! Hai vissuto in solitudine. In solitudine morirai.
Chiuse gli occhi ed emise un ultimo sospiro. Lo presi fra le mie braccia e lo abbracciai. Lo strinsi a me con delicatezza, come si fa con un vecchio amico che sta per partire verso luoghi lontani.
Era il minimo che potessi fare per lui, per quel vagabondo senza casa né padrone. Lo abbracciai e piansi. E queste lacrime son per te, brutto bastardo!

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