lunedì 26 maggio 2014

MUSCOLI CONTRATTI di Sereno Notturno




La campagna, mai così complice e così consapevole del giorno, ci si attrezzava come si poteva ma assicuro a tutti, quelle erano emozioni, era l'incognito l'eccitazione di non essere visti e la verità di vederla nuda come difficilmente capitava.
Giovanissima più di me, sempre quella della squadra di pallavolo, come avevo raccontato, una con cui ci si perde dietro ogni centimetro di pelle, quella dagli sguardi che incantano, pelle che vibra in un solo sguardo, non ti lascia il tempo di eccitarti che passa direttamente alla fase dello strusciamento della pelle.
Si frappone tra un pensiero ed un'azione rendendo sano ogni gesto, lei sapeva fare e la prima volta rimasi decisamente spiazzato, ma incassato il colpo affrontai fingendo d'aver capito.
“Vorrei avere un metodo per rilassarmi e vorrei correre per affrontare con decisione la partita” mi disse e aggiunse che voleva andare a correre in aperta campagna, in quel posto, proprio quello che sapevamo io e lei.
Fortuna avevo gli occhi bassi sul regolamento della partita, Lei non contenta per continuare ad infierire, lo ripetè un'altra volta, mi sfilai gli occhiali e lei bella come il sole disse 
“Sei o non sei un allenatore, allora dovresti sapere come si esprime un corpo e i propri muscoli al contatto con la nuda terra.” Avevo sinceramente lo sguardo ebete, ma l'eccitazione prendeva il sopravvento, “Quando vuoi farlo questo allenamento.?”
Sinceramente pensavo a tutto fuorché al giorno, immaginavo già la sua volontà, ma dovevo pur far finta di nulla.”Domani pomeriggio non prima delle quattro” ecco avevo un giorno per riflettere, risposi " Va bene, ci si trova davanti alla palestra".
La stagione era ben propizia per questo, la volontà c'era il desiderio pure, quindi l'indomani ci si trovava puntuali all'appuntamento, salì in macchina e la prima cosa che disse fu che era passata in fretta da casa e non aveva avuto il tempo di cambiarsi e l'avrebbe fatto sul posto, che divoratrice d'occasioni era lei, ma era forse questo che portava il mio pensiero ad adorarla.
Musica a palla finestrini abbassati, vento tra i capelli e profumo di pelle pulita, un incanto; era poco distante, circa sei chilometri e man mano si andava avanti, non so come percepivo in lei il desiderio, forse perché vedevo le gambe serrate forzatamente mentre si passava il dito agli angoli della bocca forse ero solo io che fantasticavo, ma nel frattempo eravamo arrivati.
Volto vistosamente felice e rilassato scende dalla macchina con la borsa del cambio in mano, ci si siede e si comincia a parlare del rapporto con le compagne di squadra, bello ma forse troppo rigide al solo allenamento senza pensare alle più piccole distrazioni, “ Capisci cosa intendo vero?” intanto comincia ad arraffare dentro la borsa estraendo un telo enorme e poi il cambio, continuando a parlare si slaccia i jeans, si siede e li sfila alzando le gambe, con una moviola degna della miglior telecronaca, rimane in slip e mi guarda allungando lo sguardo e la mano. Questi lei li chiama allenamenti, per niente imbarazzata si scosta gli slip e passa le dita tra la carne morbida per poi portarsele alla bocca socchiudendo gli occhi, poi torna a frugare come io non ci fossi, presa dal frettoloso gesto e martoria quella carne che si gonfia, continua trema e trema, dopo un minuto allenta il suo contatto non prima d'aver fatto un lungo sospiro con gli occhi lucidi. “Ora mi cambio e corro vanno bene venti minuti qui intorno?” Giuro ero tra l'allibito e il decisamente eccitato, mi aveva lasciato con quell'erezione di cui non mi capacitavo.
La vedevo correre, più la notavo e tanto saliva il desiderio, lei questo lo sapeva, mi voleva cotto al punto giusto.
“ Ogni tanto rallenta e poi riprenditi, cammina e respira poi inizia un'altra volta,”
Questo le dicevo per darmi un contegno, in realtà aspettavo solo finisse.
Da li a poco arrivò bevendo, si sedette sul panno, schiena contro il prato in perfetto relax, quello durò quasi cinque minuti, poi esordì dicendo, " Mi sfili i pantaloncini? ", forse aspettavo quello, lei se li lasciò sfilare e guardandomi aggiunse che voleva sentire una lingua tra le cosce, stavolta non potevo rimanere con l'eccitazione, anche se avevo il timore di si, lei desiderava la lingua contro la carne, voleva che dolcemente la mordessi e così lo feci, mi strinse la testa alle sue labbra per poi capovolgermi e sdraiarmi.
In un solo attimo lo estrasse e non lasciò il tempo di capire, si buttò a capofitto sulla dura carne, mentre intravedevo il contorno del suo culo che si muoveva, lei sopra con sapiente delicatezza, lo assaggiava fin dentro la piccola fessura che pensavo, talmente era stretta, le avrei procurato dolore, esitò un solo attimo poi sparì tra la carne, mentre le mie mani ne lambivano la consistenza del seno.
Felice, che dire era così, non per un posto in squadra, ma perché lei era così amava la vita e il più piccolo desiderio le rendeva emozione, poi poteva essere schierata o no in squadra, lei era felice comunque.

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