Arriva un giorno di fine gennaio. Freddo. Molto freddo. Arrivano due
individui in camice bianco, che non hai mai visto, di cui ignori anche
il nome. Questi due sconosciuti giungono a cambiarti la vita.
Tu l'hai sempre passata a sbronzarti, a scopare, ad andare a troie, a fumare e a passare qualche serata con gli amici, tirando tardi giocando a briscola chiamata e scolandovi bottiglie su bottiglie di Gutturnio. Insomma, hai cercato in qualche modo di sopravvivere, di superare la merda che ti circonda, facendoti beffe della serietà e seriosità, giocando e illudendoti.
Ma questi due tizi, senza tante cerimonie, ti riportano con i piedi per terra. E la tua vita, per l'appunto, cambia improvvisamente. Ancora non capisci, non afferri appieno la grandezza del momento. Sei tramortito, come se ti avessero colpito con un rapido destro-sinistro ben assestato.
Passano i giorni e ancora la tua mente è anestetizzata. Tutti ti fanno i complimenti, si felicitano con te. Sorridi anche, di quei sorrisi idioti di circostanza! Ma dentro di te ancora non te ne capaciti.
Poi accade che, inaspettatamente, il freddo di questo inverno inoltrato lascia il posto a un tepore sconosciuto. Fuori, il gelo, è ancora persistente. Le persone camminano avvolti nei loro pastrani e stretti nelle loro sciarpe. Tu invece inizi a provare calore. Un calore tutto interiore!
Il vino, la fica, le puttane rimorchiate nei bar, svaniscono come d'incanto. Rimane solo quell'idea, quella splendida idea, a cui mai avresti pensato, che mai hai immaginato mentre eri steso sui sedili reclinabili di una lurida utilitaria a dar soddisfazione alle tue voglie insaziabili. Eppure quell'idea diventa il cardine di tutto. E lentamente capisci che ora non potresti più farne a meno. Ti piace! Ti piace quell'idea. E ti ci affezioni!
Finisce l'inverno e arriva la primavera. Sbocciano i fiori, le giornate si riscaldano. E tu vedi tutto con occhi nuovi, occhi dolci. Diventi quasi tenero. La tua dura scorza da incallito puttaniere si scioglie e scopri un uomo nuovo, un uomo di cui mai avresti sospettato l'esistenza. Addirittura ci prendi gusto ad andare per negozi osservando piccole tutine, scarpine microscopiche e armamentari vari di cui hai sempre ignorato il funzionamento. Ma soprattutto sogni, sogni a occhi aperti quel che fra pochi mesi sarà realtà. E ti scopri a essere l'uomo più felice di questa terra!
Arriva un giorno di inizio aprile. E' una giornata soleggiata, tipica da maglietta a maniche corte. Arrivano due individui in camice bianco. Sempre gli stessi. Solo che ora ne conosci bene i nomi. Solo che ora hanno un'espressione completamente diversa. E anche le frasi sono diverse. Le ascolti. Non ne capisci il significato. Termini medici, parafrasi da professionista, braccia allargate e sconsolate.
Tu continui a non capire. E d'improvviso ti ritrovi faccia a faccia a parlare con Dio.
"Ehi, amico, ma che cazzo mi combini, eh? Dammi tu una risposta, una spiegazione, un significato, perché io, in tutta onestà, non ne riesco proprio a trovarne!".
Ti metti d'impegno, ascolti attentamente, ma non riesci a afferrare alcun suono. Allora ti incazzi, ti incazzi di brutto.
"Grande capo, perché non mi rispondi? A che gioco giochiamo? Perché prima mi illudi in questo modo per poi lasciarmi scivolare nella merda più totale, eh? Cazzo, vivevo benissimo con le mie puttane e le mie birre! E ora? Adesso che mi hai fatto vedere una nuova vita, me la sfili subito da sotto il naso? Ma perché non hai preso me? Io che sono il peggior peccatore di questa terra, menzoniero, traditore, sudicio rottame buono solo per la discarica! Cristo, perché non hai preso me?".
Ma le tue urla rimangono inascoltate. Il tuo sfogo rimane solo per te stesso. Il grande capo ha altro per la testa. Gli impegni sono molteplici. Evidentemente tu, stupido ubriacone, sei in fondo alla lista delle priorità!
Fuori la giornata è calda. Le ragazzine indossano minigonne vertiginose. Le scollature diventano azzardate. Ma dentro di te è tornato il gelo, quel gelo di fine gennaio. E non c'è nulla che riesca a scaldarti.
Ci provi. Per Dio se ci provi! Tenti di tornare quel che eri prima. Ma sì, chi se ne frega, continui a ripeterti. Carichi battone a più non posso sulla tua auto. Ti scoli birre su birre. Solo che non riesci a ubriacarti. Rimani lucido, sempre costantemente con quell'idea fissa in testa, quell'idea ora svanita. Cerchi di dimenticarla leccando fiche recuperate qua e la, di cui non ti interessa nulla, se non per quei pochi minuti in cui potrebbero darti l'oblio.
Potrebbero! Perché in realtà non riescono a farti dimenticare quel che poteva essere e non è stato. Le lacrime le hai esaurite tutte. Ti rimane solo una fredda apatia. Così ti ritrovi alle due di notte a vagare per le vie della tua città, senza meta alcuna, senza scopo alcuno.
E alla fine ti rifugi nell'unica cosa che sai fare veramente, bene o male che sia. Prendi un foglio bianco e inizi a tratteggiare, delineare, dipingere, colorare. Le parole da principio faticano ad arrivare. Poi la foga prende il sopravvento e scrivi, scrivi, scrivi. Lenendo così le tue ferite, le tue sofferenze, le tue lacrime. Ti immergi nuovamente nel tuo mondo e lentamente riemergi dal baratro in cui ti trovi.
Solo, tremendamente solo, perché hai perso quello che ora non c'è più!
Tu l'hai sempre passata a sbronzarti, a scopare, ad andare a troie, a fumare e a passare qualche serata con gli amici, tirando tardi giocando a briscola chiamata e scolandovi bottiglie su bottiglie di Gutturnio. Insomma, hai cercato in qualche modo di sopravvivere, di superare la merda che ti circonda, facendoti beffe della serietà e seriosità, giocando e illudendoti.
Ma questi due tizi, senza tante cerimonie, ti riportano con i piedi per terra. E la tua vita, per l'appunto, cambia improvvisamente. Ancora non capisci, non afferri appieno la grandezza del momento. Sei tramortito, come se ti avessero colpito con un rapido destro-sinistro ben assestato.
Passano i giorni e ancora la tua mente è anestetizzata. Tutti ti fanno i complimenti, si felicitano con te. Sorridi anche, di quei sorrisi idioti di circostanza! Ma dentro di te ancora non te ne capaciti.
Poi accade che, inaspettatamente, il freddo di questo inverno inoltrato lascia il posto a un tepore sconosciuto. Fuori, il gelo, è ancora persistente. Le persone camminano avvolti nei loro pastrani e stretti nelle loro sciarpe. Tu invece inizi a provare calore. Un calore tutto interiore!
Il vino, la fica, le puttane rimorchiate nei bar, svaniscono come d'incanto. Rimane solo quell'idea, quella splendida idea, a cui mai avresti pensato, che mai hai immaginato mentre eri steso sui sedili reclinabili di una lurida utilitaria a dar soddisfazione alle tue voglie insaziabili. Eppure quell'idea diventa il cardine di tutto. E lentamente capisci che ora non potresti più farne a meno. Ti piace! Ti piace quell'idea. E ti ci affezioni!
Finisce l'inverno e arriva la primavera. Sbocciano i fiori, le giornate si riscaldano. E tu vedi tutto con occhi nuovi, occhi dolci. Diventi quasi tenero. La tua dura scorza da incallito puttaniere si scioglie e scopri un uomo nuovo, un uomo di cui mai avresti sospettato l'esistenza. Addirittura ci prendi gusto ad andare per negozi osservando piccole tutine, scarpine microscopiche e armamentari vari di cui hai sempre ignorato il funzionamento. Ma soprattutto sogni, sogni a occhi aperti quel che fra pochi mesi sarà realtà. E ti scopri a essere l'uomo più felice di questa terra!
Arriva un giorno di inizio aprile. E' una giornata soleggiata, tipica da maglietta a maniche corte. Arrivano due individui in camice bianco. Sempre gli stessi. Solo che ora ne conosci bene i nomi. Solo che ora hanno un'espressione completamente diversa. E anche le frasi sono diverse. Le ascolti. Non ne capisci il significato. Termini medici, parafrasi da professionista, braccia allargate e sconsolate.
Tu continui a non capire. E d'improvviso ti ritrovi faccia a faccia a parlare con Dio.
"Ehi, amico, ma che cazzo mi combini, eh? Dammi tu una risposta, una spiegazione, un significato, perché io, in tutta onestà, non ne riesco proprio a trovarne!".
Ti metti d'impegno, ascolti attentamente, ma non riesci a afferrare alcun suono. Allora ti incazzi, ti incazzi di brutto.
"Grande capo, perché non mi rispondi? A che gioco giochiamo? Perché prima mi illudi in questo modo per poi lasciarmi scivolare nella merda più totale, eh? Cazzo, vivevo benissimo con le mie puttane e le mie birre! E ora? Adesso che mi hai fatto vedere una nuova vita, me la sfili subito da sotto il naso? Ma perché non hai preso me? Io che sono il peggior peccatore di questa terra, menzoniero, traditore, sudicio rottame buono solo per la discarica! Cristo, perché non hai preso me?".
Ma le tue urla rimangono inascoltate. Il tuo sfogo rimane solo per te stesso. Il grande capo ha altro per la testa. Gli impegni sono molteplici. Evidentemente tu, stupido ubriacone, sei in fondo alla lista delle priorità!
Fuori la giornata è calda. Le ragazzine indossano minigonne vertiginose. Le scollature diventano azzardate. Ma dentro di te è tornato il gelo, quel gelo di fine gennaio. E non c'è nulla che riesca a scaldarti.
Ci provi. Per Dio se ci provi! Tenti di tornare quel che eri prima. Ma sì, chi se ne frega, continui a ripeterti. Carichi battone a più non posso sulla tua auto. Ti scoli birre su birre. Solo che non riesci a ubriacarti. Rimani lucido, sempre costantemente con quell'idea fissa in testa, quell'idea ora svanita. Cerchi di dimenticarla leccando fiche recuperate qua e la, di cui non ti interessa nulla, se non per quei pochi minuti in cui potrebbero darti l'oblio.
Potrebbero! Perché in realtà non riescono a farti dimenticare quel che poteva essere e non è stato. Le lacrime le hai esaurite tutte. Ti rimane solo una fredda apatia. Così ti ritrovi alle due di notte a vagare per le vie della tua città, senza meta alcuna, senza scopo alcuno.
E alla fine ti rifugi nell'unica cosa che sai fare veramente, bene o male che sia. Prendi un foglio bianco e inizi a tratteggiare, delineare, dipingere, colorare. Le parole da principio faticano ad arrivare. Poi la foga prende il sopravvento e scrivi, scrivi, scrivi. Lenendo così le tue ferite, le tue sofferenze, le tue lacrime. Ti immergi nuovamente nel tuo mondo e lentamente riemergi dal baratro in cui ti trovi.
Solo, tremendamente solo, perché hai perso quello che ora non c'è più!
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