venerdì 6 settembre 2013

E' TUTTO A POSTO di Gianluca Jazz Giannini



Con Livia, la formosa bruna collega di Ornella del reparto amministrativo dell'azienda presso la quale svolgo servizio, capitò invece quasi per caso, mentre con Ornella intrattengo saltuari incontri erotici nella pausa pranzo, con Livia non c'è mai stata un occasione limpida per accorciare le distanze tra di noi. Nonostante il suo indossare abiti provocanti e seguire le scie di profumo nel quale di immergeva ogni mattino, colsi l'occasione che mi si presentò solo quando dovendo trasmettere un fax, mi recai in amministrazione, Ornella non era presente, impegnata per una serie di commissioni per l'azienda tra banche e poste. 
Fui io quindi a prendere l'iniziativa, in effetti, fu più per una fortunata coincidenza che per una occasione realmente cercata e voluta dal sottoscritto, avendola inequivocabile colta in fragranza di masturbazione nel suo ufficio. Non mi sentì arrivare, impegnata con chissà chi al telefono mentre le sue dita indugiavano al ritmo di cadenzati sospiri tra le labbra del suo sesso. Non avvertendo la mia presenza lei continuò imperterrita e indisturbata nel suo cercarsi. Mi sembravano gesti sacri da non interrompere. Per cui rimasi immobile, lì sulla porta senza fiatare, sperando che non si accorgesse di me e sospendesse quel piacere. Si perché per me, era un piacere vederla masturbarsi. Intuire e rapire quel segreto nascosto tra le pareti dell'ufficio amministrativo. Impacciato tra quel desiderio stampato sulle mie pupille e la porta che accostai senza chiudere alle mie spalle. 
Fu probabilmente il sospetto di essere osservata qualcosa che si muoveva alle sue spalle o molto più probabile un rumore che era filtrato fin dentro la stanza dall'esterno che richiamò la sua attenzione e la indusse a voltarsi roteando sulla sedia girevole e ritraendo fulmineamente la mano da dentro quella gonna attillata e portata fin sopra le sue cosce.
Sconcerto, paura, incapacità di decifrare quel momento, come se l'avessi colta con le mani nella marmellata.
- T......tu, da da quanto sei li - disse virando di colore sul suo volto, attraversando tutto lo spettro cromatico fino all'incandescenza sul viso. La mano tremolante, come se qualche cosa si fosse impossessata di lei non riuscì a trattenere il cellulare che si lasciò scivolare addosso perdendosi dentro la camicia leggermente sbottonata.
Oddio non credo che sia andato molto lontano con quei seni che si ritrovava doveva essere facile trovarlo. Infatti, lo blocco quasi subito stringendo la mano sulla camicetta che lasciava ora intravedere sotto la pressione delle sue dita il suo capezzolo ancora manifestamente eccitato.
- Abbastanza – risposi - da essere dispiaciuto di averti interrotto...
- C ...C...Chissà cosa penserai di me ora? Disse vergognandosi.
- Posso rimediare - dissi facendomi audace chiudendo la porta alle mie spalle facendo girare la chiave nella toppa, così dovrebbe andare meglio. 
Mi avvicinai a lei con passo deciso. Era ancora in parte impaurita e in pare sorpresa dalla mia fermezza e decisione.
Poggiai le mie mani sulle sue ginocchia e divaricai le sue cosce. Decise, una presa forte che la indusse ad assestarsi meglio su quella sedia e inarcare la schiena per offrirsi a me. Fui così investito dal sapore dolciastro del suo sesso.
- Cosa intendi fare? Chiese in attesa che le mie parole e soprattutto i miei gesti sciogliessero quelle sue paure.
- Completare ciò che hai lasciato in sospeso!
Avevo già sciolto le distanze tra me e il suo bacino inginocchiandomi tra le sue gambe. Scostai il pizzo dei suoi slip e affondai le dita dentro il suo sesso. Decise. Incominciai a muoverle velocemente, sempre di più. La vedevo sopraffatta dal piacere inferto. Il suo stringermi i polsi era più un volerle accompagnare, piuttosto che fermarle. Gemette pochi istanti dopo. Il suo orgasmo copioso e finalmente liberato inondò le mie dita. La assaggiai portandomi i polpastrelli tra le mie labbra e poi condivisi quel sapore sulle sue labbra. Occhi maliziosi i suoi ora, come se avessero scoperto un compagno di giochi insospettabile.
Dalla camicetta in seta erano ben visibili le punte dei seni...immaginavo le grandi isole che le contenevano. Ritornai con le mani sotto la sua gonna, afferrai il suo intimo e tirai forte da strapparglielo di dosso, nero, pizzo nero, a giudicare dal tessuto dovevano valere un patrimonio.
Abbassai la zip dei pantaloni e decongestionai il mio sesso. Le sue mani vollero subito toccarmi, massaggiarlo. Io invece volevo deporlo nel suo sesso. Lei intuii quella luce nei miei occhi e fu lei a indirizzare il mio volatile nel suo nido. Movimenti lenti a divaricare quelle labbra ancora umide, che si aprivano sempre di più ad ogni passaggio. Una volta che fu pronta e la punta del mio sesso ben indirizzata verso la sua apertura, entrai, con tutto me stesso, con forza, fino in fondo. Sostai li qualche istante e incominciai a muovermi. La presi su di me e la adagiai sulla scrivania, sicuramente molto più comoda di quella sedia con le ruote che si spostava a ogni mio affondo.
I palmi massaggiavano i seni, la seta frusciava sopra il reggiseno. Avvertivo il tormento, il piacere che provava ad ogni mio affondo.
Qualcuno bussò alla porta......interrompendo l'albeggiare del nostro amplesso.
- Livia sono Ornella tutto bene?
- Si Orny, ora sono impegnata, non posso aprire, torna dopo.
- Ok capito....dopo mi racconti tutto.
Ora era Livia in debito con me...quell'amplesso ormai abortito irrimediabilmente.
Ci avevano interrotto. Ornella ci aveva interrotto. Doveva essere facile per Orny capire chi c'era la dentro. Tutti presenti all'appello tranne uno, io. Non immaginavo scenate di gelosia, quanto magari chiarimenti tra me e Orni. 
Livia prese il mio volto tra le mani e disse: è tutto a posto? Prima con fare interrogativo e poi con tono rassicurante. E' tutto a posto. Aveva capito che ormai l'istante era perduto. Si sentiva quasi mortificata che io non avessi goduto dentro di lei per cui lo prese come un impegno personale, sicuramente da restituire.
Scivolai fuori, sancendo di fatto ciò che lei aveva già capito. Attesi che si ricomponesse. La vidi scrivere qualcosa su un bigliettino, chiamami mi piacerebbe uscire con te una sera...e poi.
Poi?
Su un po' di fantasia, daiii, io e te...e forse anche Orni, cosa credi non lo sappia...ci raccontiamo tutto noi colleghe. E' tutto a posto.

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