venerdì 20 settembre 2013

LA SUA CORSA ERA ROTONDA di Gianluca Jazz Giannini




Finalmente dopo mesi che mi sfrecciava affianco, il duro allenamento al quale mi ero sottoposto dava ora i suoi frutti. Almeno ora riuscivo a stare al suo passo, quasi. Scappava ma facevo il suo stesso percorso. Era stimolante poter pensare di calcare il suo stesso tragitto e poter osservare quei passi che sfioravano terra leggeri. Lei aveva una corsa rotonda, sospesa in aria per quel tanto che bastava a farla volare sull'asfalto. Una piuma e l'assenza di rumore di quel passo felpato che rimbalzava sull'asfalto. Le sue gambe dentro quella calzamaglia nera sembrano pistoni, esprimevano forza e delicatezza. Salivano e si distendevano.
Così ora riuscivo a starle dietro, almeno per un po', ansimando e in debito di fiato certo, ma lei era davanti a me. Un altro particolare che ricordo di quella sua corsa è che portava i sui capelli raccolti dietro in una coda di cavallo, che ondeggiava al ritmo della sua cadenza.
Pian piano avevo imparato ad essere leggero, pian piano avevo imparato a respirare, senza annaspare. Pian piano ora stavo accorciando le distanze, faceva la lepre e io...
Già, cosa ero io, tanto tempo ad inseguire quella corsa, senza pormi la domanda più importante, potevo innamorarmi di una corsa o il mio desiderio era lei? Questo non lo avevo ancora compreso, impaurito forse di non reggere quel ritmo atletico. Ecco ora ero quasi al suo livello atletico, marcata a distanza, ma senza aver sciolto la distanza di quella unica semplice domanda ...e poi? Parlavo tra me, come spesso accade quando sei da solo a correre, con te stesso, con le tue paura che mangiano metri di asfalto.
Ti piace eh? Per lei eri disposto a fare un sacrificio per raggiungerla. Lei è li, allunghi il passo e le parli.
Si ma cosa le dico? Buongiorno, buona corsa? Mi sto rincretinendo a parlare da solo. Io e lei non abbiamo niente in comune, è un desiderio, uno dei tanti desideri. Uno di quelli che lasci come tanti sogni nel cassetto. Uno di quelli che fanno grandi le tue paure e piccoli i tuoi sogni.
Corri Gian, improvvisa, sii naturale. Corri Gian, corri.
No, non mi va, non mi sento sicuro, non sono uno che sa improvvisare, uno che ha la battuta pronta, sono uno che incespicherebbe sulle sue stesse parole. Allora vai così, come ti senti, sii te stesso. Ah ecco, questo è un discorso che posso accettare...del tipo o la va o la spacca. Lascio o raddoppio. Se fosse stato in un'altra situazione avrei cercato elementi in comune e....
Gian tu te la vuoi portare a letto diamine, altro che dialoghi...
Si, però così sembra tutto tremendamente ruffiano. Io la cerco perché voglio fare sesso, e se a lei piaccio scopiamo? Non piace, mi sentirei sporco.
Oddio! E ora che fa? Rallenta. Si ferma zoppica, grida, piange, si accascia.
La supero, la osservo. Mi fermo torno indietro. Le prime parole che dico sono stupidate...
- Tutto a posto?
- No che non è tutto a posto, non vedi? Mi sono storta una caviglia. Cazzo che dolore. Mi fa un male cane.
Tentenno ferito più dalle sue parole che colpiscono il mio ego, ecco vedi a voler fare del bene ci si rimette.
- Scusa dice alzando lo sguardo fa veramente un male cane.
- E dopo sarà anche peggio, aggiungo. (Bravo invece di rincuorare ci metto il carico da mille)
- Già adesso è insopportabile, sento che mi si sta gonfiando la caviglia.
Le slaccio la scarpa, gliela levo delicatamente, levo il fantasmino e provo a cercare il punto in cui le duole.
- Li ahi, mi fa male li, fermo. Mi fa male.
- Vieni tirati su, ti accompagno a casa....dico tendendo la mano dopo essermi rialzato.
- Non ce la faccio....
- Non devi camminare, ti porto a cavalluccio.
- Davvero?
- Si davvero..., vieni monta.
Mi volto e l'aiuto a salire sulla mia schiena, il suo petto schiacciato sulla mia schiena e le sue gambe tra le mie mani.
Mi stringe le sue mani al collo e mi sussurra ora affettuosamente e ridendo ahio cavallino, ahio
- Destinazione madame?
- Corso America, 22.
- Ai suoi ordini.
A volte certe cose accadono e quel desiderio si proietta oltre i nostri pensieri che diventano corpi che si cercano, così il suo pube mi cavalca stringendomi nella morsa delle sue gambe schiacciando il petto sul dorso della mia schiena. Come un cavallo senza sella i suoi seni mi accarezzano mentre ricambio la stessa cortesia con il vellutato contatto delle mie mani sulle sue gambe. Il suo respiro cerca il mio collo e si inebria del mio profumo. L'immagino con gli occhi appena abbassati come se volessero essere trasportati lungo un pensiero indecente che li attraversano.
Il pollice delle mie mani esegue una piccola pressione sull'interno delle sue cosce
- Come va la dietro?
- Come? Sembra ritornare in se, per un attimo sembrava persa nei suoi pensieri.
- Come va la dietro?
- Bene il dolore si sta calmando, ma so che il piede si sta gonfiando.
- Siamo arrivati madame....
- Accompagnami fino a dentro, mi chiede
Stacca la mano dal mio collo e fruga in qualche tasca estraendo le chiavi di casa, faccio una rampa di scalini e la sua mano si tende sulla toppa della porta, ma è fuori forza, così la mia mano stringe la sua avvolgendola e il suo domicilio si schiude ai miei occhi.
- Dritto 2ª a destra.
- Eseguo madame.
Stiamo ancora giocando, all'amazzone e al suo cavallo, quando con la mano abbasso la maniglia della stanza. La sua camera da letto, il suo enorme letto bianco con le lenzuola ancora sfatte. Mi volto cercando di accompagnarla e frano insieme a lei nel suo letto.
E' un attimo, e l'incrociarsi dei nostri sguardi diventa l'assecondare dei miei pensieri e dei suoi. Le mani spogliano a vicenda i rispettivi corpi e cercano quel contatto di pelle sudata.
Le mie mani scorrono sui suoi seni.
- Sono eccitata, è tutto il percorso che il mio pube sfrega sulla tua schiena desiderando il tuo sesso dentro.
Ci stringiamo, entro facilmente nella sua carne. La sento avvolgermi calda. I suoi seni minuti sulle mie labbra mentre il mio pube ora ondeggia sul suo, un onda lunga inarrestabile che diventa esplosione, orgasmo, poco dopo. Stretti a tal punto da farci mancare il respiro.

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