mercoledì 18 settembre 2013

LENZUOLO BIANCO di Gianluca Jazz Giannini




Mi piaceva quando si gonfiava e l'aria entrava dentro accompagnando il lenzuolo sul tuo corpo, come una foglia che plana adagiata a terra dal vento. Ora è tutto diverso, il mio viso è una maschera impalpabile e stanca.
Fa uno strano effetto, ora, oggi, vedere le tue forme che riempiono il lenzuolo.
I seni, il tuo volto. Il naso. Sei la sotto, inerme. Non respiri, non ti muovi.
Lo tiro giù tenendolo per i lembi, ti voglio vedere ancora, voglio stampare il tuo corpo nei miei ricordi. Emergono i tuoi capelli, neri come il mirto maturo, riccioli disordinati sparsi sul letto ove giaci e gli occhi chiusi. Solo io, ora, ne ricordo il colore. Verde, come quello delle foglie d'olivo. Intensi, come lo sguardo che mi lanciavi ogni mattina quando ti svegliavi e cercavi i miei, prima che il sole ci dicesse che era tardi e la vita ci chiamava a se.
Il naso si scopre. E' aquilino, mi strappi un sorriso, ti ho sempre presa in giro, quando lo percorrevo con il mio indice, ricordi? Questa è di mamma aquila. La nostra Bibi, la nostra piccola riccioli neri ha preso da te. Cucciolo, come farà ora senza i sorrisi che le regalavi quando veniva in mezzo a noi.
Una parte del tuo naso viene illuminato dalla luce del neon, fa freddo qua dentro, l'altra invece è in zona d'ombra. Hai sempre avuto una vita di cui non mi hai parlato.
Le labbra sono leggermente aperte, pallide come quando uscivamo dall'acqua, quante volte le ho disegnate tra le dita, quante volte sono diventate tue quelle dita, un tuo gioco, un tuo piacere, di assaggiarmi e di assaggiarti. Labbra carnose, piene che sapevano trascinarmi in un vortice senza fine.
Una lacrima scende sul mio volto, lo riga, scopro il tuo petto, quello che spesse volte mi ha accolto in lussuriosi piaceri, vorrei sdraiarmi su di te, anche ora. Trovare il modo di quietare i miei pensieri. Pensavo avessi tutto ciò che desideravi. Perché lui, chi era per te. Tu che eri sempre prudente quando viaggiavi. Perché non indossavi il casco.
Mi dicono che devo lasciarti andare, che ti trattengo qui, con me, in questo mondo.
Hai freddo? Il tuo corpo gela sotto le mie mani.
Pian piano realizzo che sei un ricordo, il più bel ricordo che la vita mi abbia dato.
Qualcuno si avvicina, incerto, mi stringe sulle sue spalle, mi strappa le mani di dosso e mi porge le sue condoglianze.
Non ce la faccio più, piango, come un fiume in piena.
No! Non sei solo un ricordo, sei viva dentro di me, ti sento battere nel mio cuore in quel posto che era solo nostro.
Sento la tua carezza sul volto. Le lacrime si fermano, me le stai portando via. Anche lui ora non c'è più, vi farete compagnia li dove siete andati. Chiudo gli occhi, lui era solo l'altro, quello che divideva il tuo cuore con me, e ti ha portato via. Quello che non ho saputo fare io.
Mi volto nuovamente, sei un lenzuolo bianco.

Nessun commento:

Posta un commento