lunedì 23 settembre 2013

UN DRINK di Gianluca Jazz Giannini




Seduto al tavolino, James, trangugia il suo mojito. Il primo della giornata. Nel tumbler le bollicine salgono copiose in superficie. Il succo di lime, prepotente, gli invade il palato, mentre un torrente di rhum gli disinfetta la gola e l'odore della menta inebria, invece, le narici. Sensazioni fuori dal tempo, sensazioni cercate nella vicina Avana (Cuba). Fiumi di alcool senza problemi. Là, da dove viene lui c'è il proibizionismo, l'Avana è una città ospitale a cui piacciono i dollari americani, sono la fortuna di quella terra povera vissuta all'ombra di un gigante che si domanda ora il senso di quel scellerato atto del deputato Andrew Volstead. Proibire la fabbricazione, la vendita, l'importazione e il trasporto di alcool. Proibizionismo, si chiama così questa lunga e buia notte della vicina America.
- Un'altro! Ordina James, mentre un cameriere in giacca bianca raccoglie la sua ordinazione.
- Subito signore.
Il cameriere ritorna immediatamente con il drink, ne servono tanti, ogni sera. Sono molti i turisti americani che vengono a sciacquarsi le budella con i drink cubani.
James affera il braccio del cameriere, e gli dice...
« Sono certo che lei conoscerà qualche posto dove poter concludere la serata.»
James allunga una banconota da 10 dollari che si infila velocemente nella tasca della giacca bianca del cameriere.
Pablo, il cameriere, ha il senso degli affari, sa come arrotondare il misero stipendio che si guadagna portando alcolici ai tavoli dei facoltosi americani e indicando agli stessi come concludere nel migliore dei modi la serata. Così anche ora, si avvicina all'orecchio di James e bisbiglia accompagnandosi con gesti dove poter concludere la sua serata.
James ingurgita tutto d'un fiato il suo secondo mojito della giornata e ordina il suo terzo prima di lasciar andare la presa sul braccio del cameriere.
Il cameriere lo guarda, forse ammirando la sua capacità di reggere l'alcool, o forse, sapendo che quel terzo mojito lo porterà a conoscere un significato sconosciuto ai più.
James, indossa il suo avana e, raccogliendo il suo bastone, si reca nel posto indicatogli dal cameriere. Imbocca un vicolo, subito dopo il locale dove ha tragugiato quella bevanda di cui ora sente gli effetti in tutto il corpo.
E' una casa di color azzurro, almeno così semba alla luce di quella pallida luna che illumina il cielo, le cornici degli infissi sono bianche, al più avorio. Bussa, un uomo di colore gli apre la porta, lo invita all'interno. Un'orchestrina suona all'interno di un piccolo cortile, le note si propagano in tutto l'edificio, salgono su, fino alle camere.
Due ragazze di colore si avvicinano a James, hanno poca roba addosso, una tunica, bianca, semitrasparente in lino, dalla quale si percepiscono dei seni tirati su oltremisura, e che così schiacciati inducono a pensare che quelle donne ne abbiano molto di più di quanto realmente possano dimostrare di averne. Si contendono James, il quale non ha la forza di dire no ad entrambe e si lascia accompagnare nelle stanze al piano superiore.
James, sente le sue gambe molli, troppo molli, il suo corpo sembra non appartenergli più, l'ultimo gradino è fatto più perché sorretto dalle due giovani donne, che per una sua reale volontà. Lui è li, come una proiezione extracorporea che vede se stesso più avanti di buoni due passi.
Vede il suo corpo buttato sul letto. Tutto ciò che avverte, lo percepisce con quel ritardo fisiologico di quei due passi indietro. Così anche il suo ondeggiare sul letto, dopo esservi caduto di peso, e la sua svestizione, viene avvertita prima dal corpo e in seconda battuta dal suo cervello.
Si danno il turno sopra di lui, le due ragazze cubane, e a fine rapporto frugano nelle tasche di James prendendosi il loro compenso, più un'extra per aver dovuto fare tutto loro..
L'americano cade nel torpore e qualche ora dopo ancora assonnato constata che ha ripreso possesso del suo corpo. Accasciato insieme a tanti altri corpi nel vicolo. E' stata una giornata piena per quel locale, tante persone hanno fatto la sua fine, pensa, vedendo quelle informe massa di persone.
Stropicia gli occhi e si sente diverso. La prima cosa che avverte è il colore della sua pelle, è nera, ma non di uomo, è una donna, si ritrova addosso due seni che la notte prima era certo di non avere, anzi era certo di non averli mai avuti.
Il suo indagare sul suo nuovo corpo si arresta poco dopo, quando l'alba incomincia a rischiarare il vicolo, e compare una signora con i capelli bianchi, che scivolano fluenti e lunghi sotto il suo capello avana che la donna indossa sulla sua testa
« Oggi, avete avuto prova del potere del vudù. Americani non seducete oltre con i vostri dollari questa popolazione, altrimenti al vostro prossimo risveglio, ciò che voi ora siete, non è detto che scomparirà.»
Un raggio di sole colpì quella visione avvolgendola nel suo bianco chiarore e facendola scomparire agli occhi degli astanti, inducendoli a chiudere nuovamente i loro occhi.
Mister, mister, si deve alzare, non è permesso dormire in strada, Pablo, il cameriere della sera prima, quello dei 10 dollari, riportò alla realtà James, il quale, ora potè constatare di aver ripreso effettivamente i panni di uomo e di americano.
Balbettò qualcosa
« Phuà, diabolici intrugli....»
raccolse il bastone e si diresse verso il suo albergo. Lungo la strada del ritorno incontrò una figura ricurva su se stessa, che al suo passaggio avevo il volto beffardo di chi nonostante l'età conosce la vita.
« Questo è suo. »
disse allungandogli il panama.
« Si, vero. Dove lo ha trov...»
« Non importa, questo, si ricordi la promessa.
»
« Quale promessa? »
La vecchia prese a stare dritta e disegno sull'esile corpo due seni.
James, non era ancora perfettamente lucido, ma improvvisamente si ricordò del sogno appena fatto, così reale, e vivo. Guardò dritto negli occhi quella vecchia, cercando conferma dei suoi pensieri.
La vecchia non era più lì, scomparsa, James girò su stesso, ma non riuscì a trovare manco la sua ombra, solo un'improvviso senso di sfiorarsi per assicurarsi che tutto fosse in ordine nel suo corpo.

P.S. Una dei probabili significati di Mojito (quello meno probabile) si fa risalire alla etimologia della parola, infatti mojo, è una parola vudù il cui significato è incantesimo.

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