sabato 21 settembre 2013

CHIAMAMI di Gianluca Jazz Giannini




Veronica abita in un appartamento nel centro storico della sua città. Da un po' di tempo esce di casa con gli occhi stanchi e gonfi per il sonno perso. In questo ultimo periodo trascorre le nottate a ripassare per l'imminente (ultimo) esame universitario. Si dovrebbe laureare, infatti, nella prossima sessione. Veronica, inoltre, oltre ad essere una studentessa universitaria, è anche una lavoratrice. Durante il giorno è impegnata in un lavoro part-time, che le permette di sopperire alle sue più elementari esigenze oltre a pagare l'affitto della camera e la retta universitaria.
Ha rinunciato a tutto, sacrificando buona parte della sua vita per quei risultati che ora vede alla sua portata. Non ha rinunciato all'amore, alla sua Erica, già, perché a Veronica piacciono le ragazze, lo ha capito fin da subito quale era la sua tendenza e fin da subito l'aveva schiaffata in faccia ai genitori, che ricambiavano quello sguardo con occhi pieni di vergogna, la loro. Così aveva capito che di quelle due strade davanti a lei, ne avrebbe dovuto percorrere una.
Una, sarebbe stata drastica e la avrebbe portata a recidere il cordone ombelicale con la sua famiglia, e un'altra, sarebbe stata una scelta di compromessi e convivenza impossibili volendo avere il conforto dei genitori per quella sua scelta che chiaramente non accettavano e vivevano come una imposizione. Veronica per indole non era incline a compromessi, era stato pertanto facile scegliere di andare via, di diventare grande. Di diventare adulta e responsabile di tutto ciò che le sarebbe accaduto da quell'istante in poi.
Il cellulare di Veronica, appena acceso, la avverte che le è arrivato un messaggio, è lei Erica, la sua compagna da qualche tempo, «appena puoi chiamami» dice quel messaggio.
Cosa sarà successo, non mi chiama mai a quest'ora.
Prova a chiamarla, ma il telefono squilla a vuoto.
Quel tarlo continua a frugarle la testa, per tutta la mattinata.
Ogni tanto prova a chiamarla, ma il telefono ora, dopo il primo squillo, si mette in segreteria.
Apprensiva Veronica lascia allora un messaggio
«Ciao Eri, tutto bene? Rispondi! Mi fai preoccupare»
Erica abita in un altra regione, abita lontano. Si sono conosciuti avendo amici in comune durante una vacanza, e da una vacanza sono appena rientrate con splendidi ricordi, quelle anime quasi si sentono, sanno quando uno sta giù, lo percepiscono nell'aria.
Erica ha paura, questo Veronica lo avverte, solitamente si precipita a rispondere. Non lascia passare neanche il 2° squillo, che lei apre la comunicazione. Oggi no, oggi è diverso, le deve confessare un pesante fardello. Un qualcosa che riguarda loro due.
All'ora di pranzo Erica prende il coraggio e chiama.
Veronica, risponde aggredendola, perchè lei è anche una persona impulsiva e viscerale. «Finalmente, ma che fine avevi fatto?».
«Scusa ti devo dire una cosa importante».
Silenzio.
Una pausa che aggrava la situazione, l'esasperazione di quell'incertezza, che è poi ciò che Veronica sa non vorrebbe sentirsi dire. Almeno non così, non al telefono.
Ingoia un rospo grande quanto una casa e Vero risponde. «Eri dimmi, dai, non farmi preoccupare, cosa c'è?».
«Ho conosciuto un'altra persona, mi piace».
No! Non può essere pensa Vero, siamo stati in vacanza assieme, abbiamo progettato il nostro futuro, ci siamo scambiati l'amore, il nostro desiderio più profondo e ora mi viene a dire, che tra noi due c'è un'altra.
«Da quando?», chiede Veronica come se la cosa del quando, fosse ora più importante del fatto che quella persona c'è, esista, e si sta intromettendo nella loro storia d'amore.
«L'ho conosciuta lo scorso week end, ed è stato subito qualcosa di travolgente.»
Erica cerca di usare parole che non feriscano, ma in quell'istante qualunque cosa dica diventa una lama tagliente che affonda nel cuore di Veronica.
Come fai, come puoi, cosa cazzo sei. Vorrebbe dirle. Ci rinuncia, diventando l'ennesima vittima dell'amore.
Vorrebbe controbattere a quella decisione presa alle sue spalle, vorrebbe fare qualcosa, ma si sente impotente.
Le dice solo «Ti auguro la tua felicità», anche se lei, Erica non sapeva di cosa lei stesse parlando. Lei la felicità gliela stava togliendo, le aveva regalato un dolore.
Veronica chiuse la comunicazione e cancellò il numero, definitivamente.
Si avvicinava la pausa pranzo di quella infernale giornata.
Una nuova chiamata in arrivo, la riportò alla realtà. L'idea, ritorna a Erica, magari ci ha ripensato.
No è la madre, non la sente da tanto tempo.
- Vè.., come stai piccola mia,
Da tempo Veronica aspettava quella chiamata, aspettava che la chiamasse, si sentiva sola, tremendamente sola ora. Vince il suo orgoglio e piange, senza controllo
- Grazie Mamma.
- Di cosa piccola mia.
- Avevo bisogno che qualcuno oggi mi chiamasse e mi facesse capire che esisto per lei.
- Ve, che brutta cosa hai detto, tu ci sei sempre stata per noi, non capiamo, ma ci sei, sei il nostro sangue, sei....a proposito hai mangiato? Perché non vieni a pranzo da noi oggi?
Veronica, attende, «Si, Ma, vengo a pranzo. Dimmi una cosa. Perché proprio oggi, perché mi hai chiamato proprio oggi?»
«Avrei dovuto farlo prima, molto tempo fa, ma oggi ho sentito che non poteva essere più domani. Oggi era un giorno giusto per chiamarti.»

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