venerdì 20 settembre 2013

QUESTA SERA VOGLIO ESSERE TUA di Gianluca Jazz Giannini




Sono mesi che non incontravo Lara. Tra noi c'è sempre stato qualcosa, un'alchimia di sguardi rimasta sospesa. Ibernata vuoi per un verso, vuoi per un altro, dai fatti della vita. Prima lei fidanzata, con Antonio, poi io, quando lei era sfidanzata, con Giada. I nostri occhi parlano chiaro, si cercano, quello sguardo che ora è pronto a cogliere un desiderio. Libero io, libera lei. Nessun legame che possa finalmente interferire tra di noi.
E' ancora mattino, è ancora tempo di saldi, ci siamo incrociati su una vetrina nella quale ci siamo riflessi.
- Vieni ti offro un caffè da Sergio. Sergio è il nostro pusher di energia fin da ragazzi, allora era tempo di paste e cappuccini, ora lo è per entrambi di caffè.
Ci sediamo al tavolino, prima da ragazzi eravamo costretti a fare a spinte per arrivare al bancone, ora Sergio ha avuto la concessione per mettere alcuni tavolini nella piazza antistante in questa parte della città antica. Traballano un po' sui sampietrini, con le mani giochiamo quasi a fare una seduta spiritica, sorridiamo, arriva il pinguino e ordiniamo due caffè. Lei lo prende amaro, senza zucchero. Io ordino un Ginseng.
- Gusti raffinati, esordisce lei
- Per un Ginseng?, replico io. E tu da quand'è che lo bevi amaro. Mi ricordavo di lei le svalangate di zucchero che metteva nella chicchera del suo cappuccino.
- Alcuni gusti cambiano. Altri no. -
Lo dice alludendo al fatto che ha ancora interesse per me
– Stai ancora con Giada?
- No è finita, non c'era più passione, e allora è meglio interrompere prima che ci si faccia del male. Non trovi?
- Il dolore a volte può essere piacere, dice...io ne so qualcosa fidati.
Allunga il piede facendolo penzolare dalla sua gamba appoggiata al suo ginocchio e urtando la mia di gamba. La butta li 
- ... ma com'è che noi due non siamo mai finiti insieme?
- I fatti della vita forse. Non che io non ti abbia mai pensata, forse non eravamo pronti l'uno per l'altra. Tu poi eri impegnata con Antonio.
Mi osserva e apre la sua lingua sul cucchiaino a leccare la crema che ora si è trasferita sulle sue labbra.
Mi avvicino, accenno a pulirle i baffetti e lei mi afferra il dito tra le sue labbra. La sua mano sul mio ginocchio.
- Questa sera voglio essere tua.
- Mi farà piacere averti come ospite. Ho comprato casa, poco distante da qui, ricordi il fruttivendolo nel corso.
- Si.
- Ecco, io abito sopra quel negozio, ora è diventato un negozio di sigarette elettroniche
- Ah si, mi sembra di averlo notato quando sono passata prima.
La sua mano non ha ancora abbandonato il mio ginocchio. Ora non servono più parole il suo desiderio è il mio desiderio. Concordiamo l'orario, mi faccio lasciare il suo numero telefonico. La chiamo, così gli rimane impresso il mio numero e verifico di aver scritto giusto il suo. Squilla.
- Simpatica la tua suoneria.
- Ah, ah, ah. Dai scemo ci vediamo questa sera ho tante cose da raccontarti e tu non fare il timido.
- IOOOOOOOOO?
- Si tu, a questa sera allora.
L'idea iniziale è quella di un bacio, poi una leggera virata da parte sua ci porta a sfiorare le guance per un tempo interminabile, cercando di fermare quell'odore dei rispettivi profumi sulla pelle e nella nostra mente.

Puntualissima Lara sale nel mio appartamento. Ho predisposto una serata al lume di candela.
Nel dopo cena, complice un po' di alcol che ci fa perdere le ultime inibizioni rimaste, e che nel suo caso sono già abbastanza ridotte, Lara incomincia a spogliarsi e a sfiorarsi nel basso ventre lasciando inflettere su se stessa il vestitino tubolare che indossava. Spengo la candela, una flebile luce esalta le sue delicate forme. Alza il suo vestito e rivela l'assenza di intimo.
Il suo sesso è glabro. Ho già desiderio di lei.
- No aspetta, non ancora, fammi capire che mi desideri, fallo anche tu. Spogliati! Toccati.
La osservo un istante e mi rendo complice di quel suo desiderio.
Affonda le dita nel suo ventre, piccoli movimenti rotatori, piccoli piaceri escono dalle sue labbra, una nenia piacevole che va crescendo di attimo in attimo.
Ora si sdraia sul tavolino, divarica le sue gambe che riluccicano oltre le dita.
- Lara mi stai eccitando. Glielo dico spudoratamente.
- Toglilo fuori, fammi vedere.
il mio sesso è duro, teso. La sua mano si sfiora il seno, appena visibile se non fosse per il capezzolo che ora svetta fuori dall'abitino che ha sollevato appena sopra il suo petto. Umetta le dita e continua a toccarsi.
- Lara quanto mi hai desiderato?
- Tanto direi, ora ti voglio dentro, ti voglio mio.
Prendo il controllo della situazione le mie mani plasmano le sue voglie, il suo desiderio. Le dita affogano nel suo sesso, annegano in quel piacere che le fa inarcare la schiena.
Cerca il mio sesso e contemporaneamente cerca le dita che l'hanno penetrata. Le infila in bocca, e con il mio sesso scorre su e giù le sue grandi labbra. A un certo punto lo posiziona e mi avvicina a lei.
- Ora, ti voglio ora, dice respirando a fatica. Un colpo secco e sono dentro di lei. In fondo a quel piacere che abbiamo cercato senza mai trovare per lungo tempo. Mi muovo dentro di lei piantando bene i piedi per terra. Lei mi blocca i fianchi con le sue gambe.
Morde e succhia le mie dita. Stringo il suo vestito nel pugno della mia mano, diventando l'animale che ho rinchiuso per anni desiderandola. Le spinte diventano assalti a un piacere sconosciuto, brutale.
- Si così
mi incita
- voglio essere completamente tua.
Mi guarda e ora sa che lo è, che è scandalosamente mia a ogni livello del mio desiderio.
Il suo addome si contrae, mi stringe a se, quasi mi vuole buttare fuori. Esplodo, riempendola di un piacere che non si esaurisce subito. Mi guarda ancora, occhi spalancati che accompagnano il mio pulsarle dentro.
Ho ricordi confusi dopo, l'alcol, la stanchezza, ci siamo ritrovati tra le lenzuola, come bambini in posizione fetale il mio petto sulla sua schiena, abbracciati in quell'infinito desiderio che avevamo di incontrarci. Almeno per un giorno.

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