lunedì 10 marzo 2014

LA STREGA di Andrea Lagrein




Nel giugno del 1518, in Valcamonica, venne processata una tal Agnese, donna pericolosa e strega accertata, con l'accusa di aver fatto un patto con il demonio ed esserne pertanto sua adepta. Il segno inconfutabile, il segno del diavolo, era una macchia vicino al pube. Un neo! E per questo neo, Agnese, fu arsa viva su un rogo davanti a tutti i suoi compaesani, fra i canti salmodianti di monaci zelanti. Quel giorno una donna fu uccisa per colpa di un neo!

L'auto rallentò fino a fermarsi sul ciglio della provinciale. L'idea era stata di Stevan, ma a Adrian era piaciuta immediatamente. Che cazzo, va bene spaccarsi la schiena in quel cantiere di sfruttatori per una paga da miseria, ma erano uomini anche loro e qualche soddisfazione pur la meritavano!
Mira stava attendendo che Attilio la venisse a prendere. La giornata non era stata gran che. Solo tre clienti e tutti e tre in auto. Manco un giro al motel li vicino. Novanta euro in tutto. Una miseria. E chi lo avrebbe sentito Attilio! Ne era certa, si sarebbe incazzato di brutto. Forse ci sarebbe scappato qualche ceffone, come ai primi tempi quando incominciò il mestiere. Vaglielo tu a spiegare che in agosto i clienti sono al mare con mogli e figli!
Stevan l'aveva vista per primo. Dio bono, quanto somigliava a Jana, la ragazza più bella del suo villaggio in Romania, quella che lui non era mai riuscito a farsela, quella che continuava a tormentare i suoi sogni nonostante gli anni ormai passati. A Adrian, invece, non importava gran che. Una puttana era una puttana, bella o brutta che fosse, l'importante era che sapesse usare bene la bocca. Che per lui, un pompino, era l'apice di tutto.
Il caldo e l'afa erano insopportabili quel giorno. Mira era madida di sudore. Non desiderava altro che farsi una bella doccia ghiacciata.
- Ma quanto ci impiega Attilio a venirmi a prendere?
Erano già le quattro e mezza del pomeriggio e a Mira iniziavano a far male le gambe. Era dalle dieci del mattino che era in piedi su quel pezzetto d'asfalto. Ad attendere, attendere, attendere. Senza combinare gran che! D'improvviso vide una vecchia e malandata utilitaria rallentare e fermarsi accanto a lei. Di Attilio ancora nessuna traccia. Mira sospirò. Avrebbe fatto questo ultimo cliente.
Stevan si sporse e le sorrise con i suoi denti guasti. Mira all'inizio non se ne avvide. Solo in un secondo momento si accorse che erano in due.
- Quanto vuoi? - chiese il romeno con tono burbero.
- Per tutti e due? - fece di rimando Mira.
Cazzo, poteva risollevare la giornata, pensò velocemente fra se. Non che gli andasse a genio farsi sbattere da due connazionali. Lei preferiva decisamente gli italiani, molto più educati, molto più gentili. Ma la paura per le sberle di Attilio era più forte di qualsiasi altra cosa.
- Certo! - ringhiò Adrian.
- Chi sono io? Mi credi forse un segaiolo? -. Erano passati a parlare in romeno.
Tutto molto più facile! A Mira, quei due, proprio non andavano a genio. Ma il bisogno di soldi era troppo grande.
- Cento euro!-. Ci provò, evidente.
Fosse andata bene, avrebbe salvato la giornata. Sentì quello a fianco del guidatore emettere un fischio di sorpresa.
- E chi cazzo sei? La regina delle pompe?- sibilò contrariato.
Ma l'amico gli diede di gomito, come a volerlo calmare.
- Va bene!- disse Stevan. - Sali in macchina!-.
Le fece cenno di salire, mentre il compagno si accomodava sul sedile posteriore. E che cazzo, quella puttana glielo aveva indurito appena vista, figurarsi se avrebbe rinunciato a chiavarla! Se a Adrian non stava bene il prezzo, beh, che si fottesse pure. Lui se la sarebbe scopata ugualmente.
Mira diede le solite indicazioni. Una stradina sterrata di campagna. Filari di alberi. Cespugli incolti. Una roggia maleodorante che correva li a fianco. E nessuno che passasse a disturbare.
Stevan fermò l'auto. Aveva l'uccello già teso all'inverosimile.
- Prima i soldi!- disse Mira con noncuranza.
Adrian sbuffò. Stevan, stizzito per il dover attendere, tirò fuori velocemente dal portafogli due banconote da cinquanta, allungandole alla ragazza che, con fare esperto, fece sparire nello stivale.
Mira aveva caldo, un caldo insopportabile, aveva sete, una sete dannata, era sudata all'inverosimile ed era stanca. Molto stanca. Ma quell'ultimo giro era una benedizione, eccome! Reclinò il sedile con fare esperto. Quanti ne aveva reclinati nella sua pur giovane vita. Si augurò solamente che quei due se la sbrigassero velocemente.
Stevan era quasi fuori di se per l'eccitazione. La visione di quelle gambe, di quel culo e di quelle tette lo portava quasi a non ragionare più. Ormai aveva un unico pensiero. Scoparla, scoparla e ancora scoparla. Quasi non aspettò nemmeno che quella troia si sfilasse il tanga. Abbassata la zip dei pantaloni, l'afferrò brutalmente per i fianchi, voltandola di schiena e mettendosi alle sue spalle. La visione di un piccolo neo sul culo di quella puttana lo eccitò ancor di più.
Mira si spaventò. Non le piaceva quel modo brutale. Ma non poteva farci gran che. Sapeva che quei due erano delle bestie, ma il centone le faceva troppo comodo!
- Ehi, mi fai male! - provò a protestare.
- Sta zitta, troia! - ringhiò Adrian, abbassandosi i jeans e afferrandola per i capelli.
- Succhia!- quasi le urlò.
- Il preservativo! - tentò di dire Mira ormai in preda al terrore.
- Fottiti, puttana! Prendimelo tutto in bocca!-.
Adrian, con presa di acciaio, le schiacciò le guance e lei non poté far altro che aprire la bocca. Subito dopo sentì il suo cazzo arrivarle fino in gola.
Stevan affondò le dita nei suoi fianchi. Con un colpo secco la penetrò violentemente, lasciandosi andare a un grugnito di soddisfazione. Cazzo, quanto godeva sentendo l'uccello scivolare nella fica di quella troia. Era così eccitato che quasi temeva di venire subito!
Mira aveva gli occhi pieni di lacrime. Soffriva e aveva paura. Quei due erano delle bestie e lei era sola nelle loro mani. Pregò che tutto finisse velocemente, ma il tempo pareva non passare mai. Il sesso di Adrian quasi la soffocava. Quel bastardo glielo spingeva fin giù in gola.
Stevan quasi si sdraiò sulla schiena della ragazza. Con le mani sporche e callose, ruvide di cantiere, le afferrò le tette e, mentre la fotteva con brutalità, iniziò a strizzarle i capezzoli. Cazzo, quanto ce li aveva grossi quella troia, pensava sempre più eccitato. E così facendo aumentò ancora di più il ritmo della scopata.
Mira era ormai sopraffatta. Aveva paura, certo. Ma ormai era anche rassegnata. Iniziava a provare dolore, ma sapeva che presto tutto sarebbe finito. Lo intuì dall'uccello di Adrian che aveva in bocca. Teso allo spasmo, gonfio, pronto a esplodere. E la sua esperienza sapeva bene che anche Stevan stava per venire. Mancava poco. Poi tutto sarebbe terminato!
E difatti non dovette aspettare molto. Stevan iniziò a sbuffare e grugnire come un ossesso, diede un altro paio di colpi furiosi e con un ultimo rauco rantolo le venne dentro copiosamente. Adrian non ci impiegò molto di più. Spingendo il suo cazzo tutto in fondo alla bocca della ragazza, contrasse gli addominali, arcuò la schiena e riversò tutto il suo sperma nella gola della puttana, emettendo un ululato di soddisfazione.
Puzza, sudore, caldo, stanchezza, schifo! A Mira non parve vero che finalmente fosse tutto finito. Quel porco le era venuto in bocca, aveva il sapore nauseabondo del suo seme sulla lingua. Ma grazie a Dio quel supplizio era terminato. Voltò leggermente la testa di lato e d'istinto sputò lo sperma che ancora le riempiva la bocca.
A Adrian quel gesto non piacque affatto. Andò su tutte le furie.
- Che cazzo fai, troia?- ruggì furibondo.
E senza pensarci su due volte le diede un ceffone tremendo.
Mira non se lo aspettava. Il dolore fu lancinante. Ma ancora più tremenda fu la paura che immediatamente la investì.
- Puttana!- tuonò ancora Adrian.
E giù un nuovo e violento colpo. L'uomo pareva aver perso completamente il controllo di se. D'improvviso iniziò a colpire furiosamente e ripetutamente la ragazza. Anche Stevan incominciò a prendere parte a quel nuovo gioco.
Sbatterono fuori dalla macchina la ragazza e, in preda a una furia cieca, iniziarono a tempestarla di calci e pugni. Parevano fare a gara a chi colpisse più forte. E senza alcun motivo! Semplicemente stavano sfogando tutta la loro rabbia, tutta la loro amarezza, per una vita di merda che li vedeva fare i manovali per una misera paga e li costringeva ad andare a troie per sfogare i loro istinti. E più colpivano, più si sentivano bene!
Mira era a terra, colpita in più punti, sopraffatta da un dolore senza confini, con il cuore che batteva all'impazzata e le urla che quasi non riusciva più a emettere. Fin quando, a un certo punto, non sentì più nulla, non udì più nulla, non vide più nulla.
Stevan si fermò ansimante e grondante di sudore. Si passò il braccio lungo la fronte. Poi afferrò per la spalla il compagno, che ancora non aveva smesso di colpire la ragazza. I due si guardarono negli occhi. Adrian ghignava eccitato. Quel fuori programma lo aveva esaltato, forse più del pompino stesso. Stevan indicò la ragazza stesa a terra, immobile.
- Cazzo, ma l'abbiamo ammazzata?-.
Adrian si abbassò immediatamente sul corpo della puttana. Le tastò la gola, come aveva visto fare in tanti film in cerca del battito cardiaco. Quindi si rialzò e fece un breve cenno affermativo. Poi sollevò le spalle in gesto di noncuranza.
- Tanto è una puttana! E sarà pure clandestina. A nessuno frega un cazzo di ste troie. E poi nessuno ci ha visto caricarla, no? -. Scoppiò in una risata sorniona.
- Rilassati, amico! Gli sbirri non ci perderanno nemmeno un minuto per questa zoccola. Piuttosto, fottiamogli i soldi, che così questa sera ce la spassiamo! -.
Stevan si abbassò e frugò nello stivale dove aveva visto Mira far sparire le banconote che le aveva dato. Recuperò i suoi cento euro più i novanta della giornata della ragazza. Adrian sbuffò. Tirò un altro calcio alla testa del cadavere. Per frustrazione.
- Che puttana del cazzo! Solo novanta euro?-. Sputò a terra.
- Non valeva niente. Probabilmente abbiamo fatto un favore al suo pappone levandogliela dai coglioni! Dai, adesso andiamo, che ho una sete da inferno. Con sti cazzo di novanta euro mi voglio scolare un bel po di birre! - sogghignò truce.
I due risalirono sulla vecchia utilitaria malandata e si diressero verso la provinciale, sollevando una grande nuvola polverosa. Polvere che, come un sudario, scese ad avvolgere il corpo senza vita di Mira!

Il 6 marzo di quest'anno, nelle vicinanze di Manfredonia, è stato trovato in un canale di scolo il corpo seminudo di una giovane donna. Secondo gli investigatori, potrebbe trattarsi di una giovane venticinquenne romena che si prostituiva nella zona. Nessuno, comunque, pare conoscerla. Unico tratto distintivo, un piccolo neo sul gluteo sinistro. Le indagini, pertanto, sembra proprio che si areneranno presto.
Sono passati cinquecento anni dal processo in Valcamonica e nulla in fondo è cambiato granché. L'inquisizione ha solo cambiato gli strumenti. Dall'ignoranza si è passati all'indifferenza. A chi interessa la morte di una puttana clandestina? Siamo onesti, dai, in settimana c'è la Champions League, c'è da assistere alle gesta di Cristiano Ronaldo. E poi, cazzo, bisogna pensare a dove andare questa estate. Cosa vuoi che me ne freghi di una mignotta uccisa? Cazzi suoi!
Ma del resto, una strega è pur sempre una strega e bisogna tenercisi ben distanti. Che il segno del diavolo è sempre ben visibile.
Già!
Un neo!

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