venerdì 17 gennaio 2014

SANA TRASGRESSIONE di Sereno Notturno




Volendo pensare sino in fondo alla realtà, l'uomo capì ben presto che aveva sete di pura novità, non quella di tutti i giorni che si fa largo tra le stesse ore, con gli stessi minuti, ma novità dell'esistenza, pura voglia di cambiamento.
Questa è la vera ragione, pensava lui, che spinge le persone a voler evitare una vita di noia; le solite cose non erano per lui, le cose semplici nemmeno. Adorava gli intrighi dell'anima, quelli che mettono alla prova la mente e poi il corpo, adorava la mente e ancor di più chi riusciva a dialogare con il suo pensiero.
Venerava far entrare nella parte attiva la persona, perché si immedesimasse in lui, nei movimenti cauti ma insaziabili, voleva trasferire le proprie emozioni, così come le sentiva lui, questa era la ragione per cui ogni minimo pensiero doveva rimanere una testimonianza del trascorso.
La stazione dei treni, l'aveva vista sin da piccolo; con quella andava tutti i giorni a scuola. Addirittura quand'era molto piccolo lo portavano a vedere i treni, suo zio era un amante delle locomotive ed aveva un libretto pieno di vagoni e motrici dei più svariati modelli del tempo, con tanto di colori originali e marchi delle ferrovie; in un angolo della casa di campagna aveva addirittura i modellini verosimili in scala, non quelli di oggi, dove ogni giorno c'è una collezione nuova, ma l'originale ed unico esemplare, da mostrare a chiunque piacesse il genere.
Fantasticava ad occhi aperti, ma i binari hanno sempre fatto parte della sua vita di ignaro spettatore, anche ora che diventato grande, li vedeva in altro modo.
Lui ricordava che all'età del militare, una ragazza che abitava nella capitale dove lui era per prestare servizio lo invitò a trascorrere quello che allora si chiamava un quarantotto, che significava un sabato e domenica di permesso, nel paesino d'origine vicino a Pescara; lui ci sarebbe andato con lei in treno e avrebbe dormito in un alberghetto li vicino, talmente euforico, che nemmeno pensava a nulla se non a passare il suo tempo con lei, in quel posto di mare.
Allora voleva dire tanto andare fuori dagli schemi della caserma e trasgredire con una ragazza nella più sana libertà, l'unico problema era che il nominativo lo dava solo lui nell'albergo e sicuramente il cupo personaggio che era nella piccola hall non poteva gradire intrusi, nemmeno per le scappatelle.
Cosa significava non perdersi d'animo, girando per il piano terra dell'alberghetto notò che c'era una porta secondaria e trovò subito la soluzione: chiese una chiave al portiere perché la sera voleva tornare tardi, così ne entrò in possesso, uscì e una volta fuori spiegò a lei come fare la notte, poi andarono in giro per negozi.
Passarono il pomeriggio di svago tra un gelato e un negozio a comprare qualcosa per lei, poi il saluto e l'appuntamento per quel dato orario, smaniosi di aversi e presi dalla pura trasgressione dell'azione pensata.
Puntualmente calò la sera e il silenzio era sovrano; quello era il momento e lui si fece trovare sulle scale in mutande e maglietta, tanta era la voglia di sentire la pelle fresca di lei. Tranquilla Patrizia salì le scale e arrivata all'ultimo gradino trovò lui che, visto l'abbigliamento, non lasciava dubbi ad una sicura eccitazione, che lei notò. Tanto era presa che istintivamente allungò la mano per rendersi conto di quale realmente fosse l'entità di quell'emozione, abbassò gli slip e dal penultimo gradino lei si sedette per essere più comoda e per avere una visione spudorata di quell'essenza. Affondò le mani e la bocca quasi a divorare, mentre lui si appoggiava al muro come in totale assenza di parole, ma pieno di insaziabile trasgressione che lo divorava; continuarono ancora un attimo mentre la carne spariva e riappariva dalla bocca, poi decisero di entrare nella loro alcova.
La lenta e pura insaziabile idea del pensiero di entrambi vibrava nella loro pelle. Si odorarono e si cercarono per tutta la notte, spargendo quell'odore di sesso tipico di chi non lascia sfuggire nulla al piacere; lei carne stupenda e soda con il pube ancora fresco e giovanile, ma il desiderio adulto, seni che incastonavano capezzoli inturgiditi dal piacere e culo sodo per i morsi del desiderio... Si cercarono tutta notte in quell'orgasmo profondo e nell'altrettanta stanchezza che si addormentarono ignari dell'orario.
Il mattino seguente suonò il telefono in camera, era il portinaio che, sebbene desse l'idea del burbero, con voce lieve disse :
“Penso sia ora che la ragazza esca dall'albergo, prima che la veda qualcuno”
l'uomo disse di si, buttò giù la cornetta e fece vestire lei. La sera prima aveva pagato il conto, quindi arrivato nell'ingresso salutò il portiere, che con voce imperturbabile, chiese all'uomo:
“ Vi dovete amare molto, voi due”
Lui annuì con la testa, mentre dava uno sguardo a lei che l'aspettava.

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